6 Aprile 2009
Non è il tempo che fugge via, lui continua imperterrito dritto per la sua strada, la memoria non si cancella dall’oggi al domani come una spugna che passa sopra alla lavagna o il vento che spazza via le foglie secche dal ciglio della strada. L’ identità non svanisce nel nulla cosi per caso. È solo l’uomo che si perde nell’oblio della futilità delle cose quotidiane e, spesso nocive che la nuova società “democratica” e “globalizzata” ci consegna al quotidiano vivere.
Quindi come capisci che l’identità è in pericolo e sta svanendo? Cerchi di misurare e conoscere il luogo dove l’uomo e vissuto e procreato. Dalle mani piene di calli, da un viso scavato o da una casa abbandonata. L’identità si sposta e si trasforma nel tempo, così come l’uomo nasce e muore. Si cancella e si riconnette grazie all’operato dell’uomo. Grazie a noi.
Il dimenticare diventa quindi un onta imperdonabile. Soprattutto di fronte a calamità naturali e all’inadeguatezza dall’uomo di fronte ad un mondo continuamente stuprato. Come possiamo costruire il nostro futuro? Prestando attenzione a ciò che è stato fatto, prestando ancora più attenzione a quello che c’è davanti a noi. La memoria non si cancella da sola, è l’azione dell’uomo perpetrata nel tempo, che sbiadisce la memoria, il ricordo, l’immagine che avevamo.
Come diceva Bruce Springsteen, This land was made for you and me