Alveare, vino oltre il ritratto
L’autore cambia funzione a un oggetto conosciuto come “Alveare”, trovato durante il sopralluogo nell’azienda vitivinicola Zenato e utilizzato quotidianamente per la separazione e il contenimento del vino nell’imballaggio. In questo cartone sagomato Paolo Munari Mandelli vede una maschera, come nel tentativo di dare un volto al vino, una presenza metafisica che appare senza preavviso all’interno della Tenuta S. Cristina.
La scelta di realizzare le fotografie in bianco e nero rende questo volto più facilmente riconoscibile nel contrasto con gli ambienti bui della cantina. È una presenza affabile, si riconoscono gli occhi, la bocca e le orecchie, come nel disegno elementare di un bambino, sembra sorriderci osservato da lontano o quando si adagia sul rubinetto di una botte in legno. Si mimetizza sulla scala a chiocciola che porta sopra ai serbatoi in acciaio utilizzati per la vinificazione, la sua silhouette fa capolino durante l’imbottigliamento, sembra invece sorpreso, quasi fosse stato scoperto, sopra quegli speciali cavalletti in legno forato detti Pupitre.
L’autore sceglie di non affrontare il genere del ritratto rapportandosi alle persone, perché attraverso la fotografia è possibile rendere credibile l’invisibile, generare una presenza nonostante l’assenza di un’identità tangibile, trasformare in vero e quasi umano un semplice cartone concepito per proteggere le bottiglie del vino durante il trasporto.